Le imprese didattiche

Cosa sono?

La legge italiana consente l’utilizzo del format pedagogico delle mini-imprese di studenti con le seguenti caratteristiche: attività commerciale limitata, durata massima di 1 anno, limitato capitale sociale (per un importo massimo di circa 500 euro). Le mini imprese o Student Companies sono, a tutti gli effetti, delle imprese reali (non simulate), che operano in ambiente protetto e fabbricano e/o vendono prodotti o servizi reali. Gli studenti sono responsabili di tutti gli aspetti di sviluppo e gestione della loro impresa, nel quadro di una struttura organizzativa che riproduce le funzioni, i processi e gli obiettivi di un’impresa reale. Decidono in merito al prodotto o al servizio, designano i “managers” dell’impresa e gestiscono il proprio budget. Dopo aver preparato un business plan e determinato la strategia commerciale, fabbricano o ordinano il prodotto o sviluppano il servizio che hanno concepito, pianificano il finanziamento degli acquisti delle materie prime e dello stock, vendono i loro prodotti e servizi all’interno o all’esterno della scuola e mantengono una contabilità. A fine anno, la società viene messa in liquidazione e gli studenti presentano una relazione. In questo modo, gli studenti hanno la possibilità di sviluppare  e potenziare alcune doti e abilità trasversali particolarmente apprezzate dal mondo del lavoro e considerate, oggi, necessarie per la realizzazione personale, l’integrazione sociale, la cittadinanza attiva e l’occupazione.

 L’intervento, per la metodologia didattica utilizzata, è inseribile nei percorsi di Alternanza Scuola Lavoro previsti dalle scuole; per la sua interdisciplinarietà inoltre, si integra nelle aree educative economico-sociali, tecnico-scientifiche o umanistiche.

La legge italiana cosa dice?

La legge italiana consente l’utilizzo del format pedagogico delle mini-imprese di studenti con le seguenti caratteristiche: attività commerciale limitata, durata massima di 1 anno, limitato capitale sociale (per un importo massimo di circa 500 euro).

Con “La buona scuola”, che parla di impresa didattica,  qualcosa è stato chiarito.

Gli istituti di istruzione superiore, e di istruzione e formazione professionale possono commercializzare beni o servizi prodotti o svolgere attività di “Impresa Formativa Strumentale”, utilizzando i ricavi per investimenti sull’attività didattica.

A tale scopo, si suggerisce di  incoraggiare (ma non esiste alcun obbligo) l’uso della doppia contabilità, al momento diffusa soprattutto negli gli istituti agrari, a tutti i tipi di scuole e generalizzare la possibilità di produzione in conto terzi.

Inoltre la risposta del Ministero del lavoro all’interpello n. 3 del 2 febbraio 2011 dell’Università di Bergamo metteva in luce ancor prima come «la possibilità di far svolgere agli studenti “una formazione in assetto lavorativo” nell’ambito di attività di produzione e vendita di beni e servizi, possa ritenersi applicabile, in quanto conforme al complessivo quadro ordinamentale, a tutti gli enti di istruzione formazione professionale regionali regolarmente accreditati per l’erogazione dei servizi in diritto dovere, indipendentemente dalla natura giuridica del soggetto erogatore».

L’interpello richiama il Decreto interministeriale n. 44 del 1° febbraio 2001, il quale, occupandosi di “Istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche”, specifica che queste «nell’esercizio dei compiti di formazione ed educativi, hanno facoltà di svolgere attività di servizi per conto terzi, nonché di alienare i beni prodotti nell’esercizio di attività didattiche o di attività programmate».

Inoltre, «gli eventuali utili rinvenienti dalla predetta attività sono destinati, nell’ordine, alla copertura dei relativi costi e al miglioramento e incremento delle attrezzature didattiche. Qualora le stesse attività non producano utili, i relativi costi sono posti a carico del programma dell’istituzione scolastica».

Le imprese didattiche o mini imprese sono di proprietà della scuola. Non ci sono obblighi di iscrizione o altro.

 L’intervento, per la metodologia didattica utilizzata, è inseribile nei percorsi di Alternanza Scuola Lavoro previsti dalle scuole; per la sua interdisciplinarietà inoltre, si integra nelle aree educative economico-sociali, tecnico-scientifiche o umanistiche.