di Massimiliano Cannata
Cari ragazzi non abbiate paura di rischiare, dopo anni di assoluta dimenticanza sappiate che le vostre aspirazioni sono al centro dell’azione di governo».
Dobbiamo far sì che l’accorato appello che il premier Draghi, in visita ufficiale a Bari, ha rivolto ai giovani non rimanga un “flatus vocis”, ma che si traduca in un reale impegno programmatico. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è una grande opportunità certo, se è vero che: «Mai così tanti soldi sulla scuola» come ci ha tenuto a precisare il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi. L’affermazione deve far tremare le vene dei polsi. Avere risorse in quantità vuol dire responsabilità, equilibrio e competenza nella spesa.
Più posti negli asili nidi e luoghi più idonei a svolgere l’attività didattica, sono obiettivi necessari e non più rinviabili, a patto di ridare dignità al ruolo dell’insegnate e di investire sul serio per permettere ai nostri docenti di formarsi. Per il 72% di un ampio campione di cittadini interpellati nell’ambito di una ricerca Swg/it, la scuola rimane, infatti, il primo problema da risolvere nell’era post Covid e per il 49% proprio l’aggiornamento della preparazione è il nodo critico.
Nell’ottica di un rilancio di uomini e strutture servirà un’attenzione bilanciata nel riconoscere l’importanza dell’istruzione classica, senza trascurare l’apporto decisivo degli istituti tecnici superiori (Its). Non esistono due culture, il corredo formativo di un giovane che deve affrontare l’universo della complessità deve avere un profilo completo e sfaccettato. I dati emersi da un interessante dibattito organizzato da Vises, la Onlus di riferimento del sistema Federmanager e dall’Università Luiss sul tema “Next Generation EU, un’opportunità per costruire il Paese della prossima generazione” fanno sicuramente riflettere.
L’impatto sociale ed economico della pandemia è stato particolarmente grave per i giovani, facendo salire al 23,3% la preoccupante componente dei Neet, che ha al suo interno la percentuale allarmante (32,1%) di Neet maturi, costituita da una popolazione tra i 30 e i 34 anni di età, che si ritrovano disoccupata di lungo periodo. «Per rimuovere questo scomodo parcheggio e sostenere l’occupazione giovanile mettendola in sintonia con i cambiamenti in atto e le nuove competenze richieste – spiega Rita Santarelli, presidente di Vises – bisognerà reinventare i canali di orientamento e avviamento al lavoro e del sostegno dell’autoimprenditorialità, creando un ponte che parta dalla scuola e dall’Università fino ad arrivare al mondo del lavoro e delle aziende».
Rivedere le politiche attive e gli istituti di sostegno al reddito, oggetto della legge di bilancio in discussione, costituirà un passaggio decisivo, sarà parimenti utile allargare lo sguardo al mercato europeo delle professioni, per guadagnare quella prospettiva ampia cui legittimamente i migliori talenti di casa nostra aspirano, per affermare e mettere a frutto l’intero capitale della loro intelligenza.