Pubblicata la ricerca di percorsi di Secondo Welfare dal titolo “Contrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico” un’analisi per riflettere sulle aree di intervento strategiche per contrastare le criticità strutturali del nostro sistema scolastico.
La ricerca evidenzia come il sistema italiano dell’istruzione presenti oggi diverse criticità strutturali. In primo luogo i bassi livelli di competenze degli studenti: un dato allarmante perché rappresenta un rischio per l’integrazione nella società e il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza.
I dati presentati sulle competenze degli studenti italiani sono ancora più preoccupanti se si considerano le differenze territoriali interne al Paese con un significativo divario tra Nord e Sud: nelle aree settentrionali gli studenti raggiungono in media risultati più vicini a quelli degli altri Paesi europei, mentre nel Mezzogiorno i risultati sono inferiori (dati OCSE, 2019; Falzetti & Sacco 2020). Ad esempio, le province autonome di Trento e Bolzano, con i dati presentati nella recente indagine PISA, hanno raggiunto punteggi superiori alla media nazionale, comparabili a quelli della Germania, mentre la Sardegna ha ottenuto punteggi inferiori alla media italiana e più vicini ai livelli di Grecia e Turchia (OCSE, 2019).
Per questa ragione, emerge come per rendere efficace qualsiasi politica di potenziamento delle competenze degli studenti italiani non si potrà prescindere da interventi finalizzati alla riduzione dei divari territoriali.
Altra criticità è rappresentata dagli alti tassi di dispersione e abbandono scolastico. Le cause dell’abbandono scolastico sono molteplici, anche se uno dei principali fattori che influenza la probabilità di lasciare precocemente gli studi è la situazione socio-economica familiare: i giovani che abbandonano la scuola hanno maggiori probabilità di avere genitori disoccupati, con basso reddito o basso titolo di studio.
L’abbandono scolastico colpisce quindi in prevalenza proprio quegli studenti per i quali l’istruzione dovrebbe invece rappresentare un importante canale di emancipazione e mobilità sociale. Questi riporta ad un altro importante punto di attenzione: la riproduzione delle disuguaglianze sociali di partenza, che minano la capacità della scuola di contribuire alla mobilità intergenerazionale. Il rendimento scolastico degli studenti è dunque fortemente associato allo status socio-economico della famiglia di origine.
Queste problematiche indicano come la scuola italiana non riesca ad agire efficacemente come veicolo di mobilità sociale, ma anzi cristallizzi le disuguaglianze esistenti contribuendo alla loro riproduzione.
In questo contesto, il rapporto realizzato da Percorsi di Secondo Welfare analizza alcune aree prioritarie di intervento con l’obiettivo di esplorare possibili misure di contrasto alle disuguaglianze. In particolare, l’analisi si concentra sulla partecipazione studentesca e l’orientamento scolastico, entrambi considerati strategici per promuovere il superamento delle disuguaglianze fra i giovani.
La ricerca svolta si è avvalsa di una parte di ricerca desk – che ha riguardato l’analisi della letteratura, della documentazione e delle ricerche empiriche esistenti – edi una parte di ricerca sul campo che si è concretizzata nella realizzazione di due focus group per il caso della partecipazione e di tre interviste in profondità per il caso dell’orientamento.
Il rapporto è articolato in due capitoli. Quello dedicato alla partecipazione (Capitolo 1) si apre con un’analisi della principale letteratura che, oltre a definire e misurare la partecipazione giovanile, indaga il nesso fra scarsa partecipazione e abbandono scolastico e i fattori che possono influenzare la partecipazione degli studenti alla vita scolastica.
La partecipazione studentesca ruota attorno a due concetti fondamentali: lo student engagement, cioè il coinvolgimento dei ragazzi nel mondo scolastico, e la student voice, cioè il riconoscimento del ruolo degli studenti in quanto portatori di conoscenza nell’ambiente scolastico, che costituisce una parte integrante dello student engagement. La valorizzazione di questi due aspetti può contribuire a contrastare l’abbandono scolastico.
I giovani devono avere quindi uno spazio di ascolto; devono avere la possibilità di esprimere la propria opinione; devono essere ascoltati da qualcuno che sia in grado di intervenire nel processo decisionale; è importante che il loro punto di vista sia preso seriamente in considerazione.
Il secondo capitolo, dedicato all’orientamento, dopo aver definito in che cosa consiste questo tipo di intervento, indaga la sua relazione con le politiche di contrasto all’abbandono scolastico.
Le politiche di orientamento scolastico si devono quindi basare su percorsi che puntino a rafforzare le competenze e le conoscenze necessarie ad affrontare autonomamente le scelte formative e di carriera durante tutto il corso della vita. Per questo, l’orientamento è uno dei metodi più diffusi nei sistemi d’istruzione europei per prevenire e contrastare l’abbandono precoce degli studi. L’abbandono infatti è spesso legato alle difficoltà riscontrate, soprattutto dagli studenti più svantaggiati, nelle transizioni tra cicli scolastici e nella gestione delle scelte. Proprio su questo aspetto, intervengono le misure di orientamento.
Per migliorare l’orientamento scolastico è invece necessario: puntare sulla formazione delle professionalità incaricate di erogare orientamento, siano esse figure dedicate o gli stessi docenti delle scuole; rendere l’orientamento una parte integrante di tutto il percorso scolastico e non legarlo esclusivamente alle fasi di transizione; creare un sistema di orientamento territoriale integrato, con una presenza visibile sia all’interno che all’esterno della scuola, costruendo e rafforzando la comunità educante.