La pandemia da COVID-19 ha profondamente cambiato molti aspetti della vita quotidiana delle persone, delle famiglie, dell’organizzazione della società e del mondo del lavoro, determinando nuovi assetti e continui cambiamenti che, di volta in volta, hanno avuto effetti sul piano della salute, dell’istruzione, del lavoro, dell’ambiente e dei servizi e, di conseguenza, sul benessere degli individui.
A pagare un altissimo tributo alla pandemia e alle restrizioni imposte dalle misure di contrasto ai contagi sono stati in primo luogo i bambini, gli adolescenti e i giovanissimi . Questo è quanto emerge dal 9° rapporto dell’ISTAT sul benessere equo e sostenibile che racconta come è cambiata la vita degli italiani dallo shock dell’emergenza sanitaria.
Il rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES) nasce con l’obiettivo di misurare il benessere equo e sostenibile per valutare il progresso di una società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale.
Fornendo un quadro complessivo dei 12 domini in cui è articolato il benessere, analizzati nella loro evoluzione nel corso dei due anni di pandemia: il 2020, anno dello shock dell’emergenza sanitaria, e il 2021, anno della ripresa economica e dell’occupazione, il rapporto esamina le differenze distinguendo tra i vari gruppi di popolazione e tra i territori.
Le giovani generazioni dei ceti più modesti portano il peso del costo economico della pandemia. E’ tra i bambini e gli adolescenti più poveri che si concentra la povertà educativa, l’abbandono precoce degli studi che si traduce in bassa qualità del lavoro. Sono loro a richiedere, oggi e negli anni a venire, la massima attenzione da parte delle politiche e in tal senso i dati e i corrispondenti indicatori non lasciano dubbi.
Le condizioni di benessere psicologico dei ragazzi di 14-19 anni, nel 2021, sono peggiorate. Il punteggio di questa fascia di età (misurato su una scala in centesimi) è sceso a 66,6 per le ragazze (-4,6 punti rispetto al 2020) e 74,1 per i ragazzi (-2,4 punti rispetto al 2020).
Negli anni di pandemia sono proprio i giovani tra 14 e 19 anni gli unici ad aver conosciuto un deterioramento significativo della soddisfazione per la vita, con la percentuale di molto soddisfatti che è passata dal 56,9% del 2019 al 52,3% del 2021.