Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è la grande occasione che il nostro Paese ha per ripartire dopo la crisi acuita dall’emergenza Covid. Ma come attuare gli obiettivi delineati dal Piano, nel rispetto dei tempi previsti dall’Ue e senza bloccare il Paese nel pantano burocratico che ne ha spesso ostacolato lo sviluppo?
Sono stati questi i temi discussi in occasione del webinar “La sfida europea del Recovery fund. Procedure e tempi”, organizzato da Federmanager lo scorso 24 maggio.
I lavori del webinar, coordinati da Gianluca Maria Esposito, ordinario di diritto amministrativo presso l’università Sapienza di Roma, sono stati introdotti da Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager che ha presentato e ringraziato i relatori e gli oltre 600, tra manager e stakeholder, collegati per seguire la diretta. Cuzzilla è partito da una cifra significativa: per le aziende italiane la burocrazia ha un costo di 30 miliardi all’anno. Il Pnrr, ha sottolineato il presidente, sarà quindi fondamentale per rilanciare l’occupazione e incentivare gli investimenti, ma rappresenterà anche un’opportunità per promuovere un dialogo tra pubblico e privato che aiuti a intervenire sui nodi della burocrazia. Contemperando gli interessi in gioco e trovando un equilibrio, ad esempio, tra la salvaguardia dell’ambiente e la necessità però di realizzare le opere di cui il Paese ha bisogno. Senza lasciare spazio alla corruzione e a infiltrazioni della criminalità. Per attuare gli ambiziosi obiettivi del Pnrr sarà necessario un ruolo da protagonisti dei manager, per questo la nostra Federazione è impegnata nella certificazione delle competenze di figure come gli innovation manager e i manager per la sostenibilità, ruoli che permetteranno ad alcuni manager una riconversione professionale e ad altri di tenere aggiornate le proprie competenze per non rischiare di rimanere fuori dal mercato.
La parola è passata quindi alla rettrice dell’università Sapienza di Roma, Antonella Polimeni. La rettrice ha espresso la sua soddisfazione per l’evento che inaugura una nuova stagione di collaborazione tra Sapienza e Federmanager, mirata a creare un network di programmi e azioni concrete per il raccordo tra mondo della scienza e mondo dell’impresa. Polimeni ha subito posto l’accento sull’importanza del Pnrr per il nostro Paese, che negli ultimi due decenni è cresciuto molto meno di altre importanti nazioni europee. Tra il 1999 e il 2019, ha ricordato la rettrice, il Pil in Italia è cresciuto in totale del 7,9%, mentre in Germania, Francia e Spagna rispettivamente del 30,2, del 32,4 e del 43,6. Nell’insieme degli obiettivi del Piano, ha sottolineato Polimeni, c’è il destino del nostro Paese, è una partita che non si può perdere. Per far ciò saranno necessari interventi urgenti ed efficaci con finalità precise: modernizzare la Pa, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi contro povertà, esclusione sociale e disuguaglianze. L’università, chiamata a promuovere il progresso culturale, economico e sociale, è al centro della missione 4 del Pnrr, per la quale sono previsti oltre 30 miliardi di euro, nel segno di uno sviluppo ad alta intensità di conoscenza e competitività. Serve però, ha ricordato Polimeni, un cambio di passo da parte degli attori coinvolti nella missione, al fine di assicurare alla società civile e alle aziende innovazioni, competenze e tecnologie, garantendo anche ai laureati possibilità di placement strategico nel mondo del lavoro.
È intervenuto quindi il Pierpaolo D’Urso, pro rettore alla formazione del personale della Sapienza, che ha passato in rassegna le missioni del Pnrr, illustrando anche le evidenze empiriche che hanno portato all’individuazione degli obiettivi indicati dall’Ue e recepiti dal Piano. Tra queste spiccano, ad esempio, i dati del Digital economy and society index (Desi) che, con riferimento all’indice composito, colloca l’Italia al 25mo posto su 28 Stati analizzati. D’Urso ha ricordato poi i risultati poco lusinghieri ottenuti dall’Italia in tema di competitività, con differenze molto marcate rispetto ad alcune aree d’Europa e tra le diverse regioni del Paese, così come rilevato anche in tema di disuguaglianza di genere. D’Urso ha evidenziato altresì le ragioni per cui, nella missione 4 del Pnrr sia riservata attenzione alla formazione anche dal punto di vista dell’istruzione scolastica: in Italia infatti è particolarmente rilevante il tasso di abbandono scolastico e la situazione è stata aggravata dalla pandemia. Per portare a termine gli obiettivi elencati nel Pnrr, il professore ritiene dunque fondamentale un’azione complessiva mirata a contrastare burocrazia e corruzione, razionalizzando e semplificando normative e procedure.
Per vedere la presentazione PowerPoint di D’Urso clicca qui
Ha ripreso dunque la parola Esposito che si è interrogato su quali possano essere le soluzioni per attuare il Pnrr, considerando anche l’aumento del rapporto tra debito pubblico e Pil che, nel 2020, si è avvicinato al 160%. Il nostro Paese sta attraversando una fase di crisi dello Stato, ha sottolineato Esposito, in cui potere legislativo, potere amministrativo e potere giudiziario affrontano problemi di ordine strutturale e di ordine funzionale. Se la macchina amministrativa non funziona, dipende in larga misura da come è stata definita la sua organizzazione. Nel Pnrr sono previste riforme strutturali pensate per rimettere a posto i tre poteri, ma rimane aperto il problema delle procedure che dovranno rendere efficaci gli interventi. Più della metà delle ingenti risorse in arrivo dall’Europa sarà erogata in forma di prestito, la rapidità dei tempi e delle procedure di attuazione del Pnrr sarà quindi decisiva. Già nel mese di luglio il nostro Paese dovrebbe ricevere un primo anticipo di oltre 20 miliardi, ma se si continuano ad adottare procedure rivelatesi inefficienti e inefficaci, sarà difficile realizzare entro il 2026 gli obiettivi e le opere prospettati nel Piano.
È intervenuto quindi Sergio De Felice, presidente di sezione del Consiglio di Stato, che ha posto l’accento sul tema della semplificazione. Partendo da un adagio francese che ricorda che “semplificare è complicato”, il presidente ha sottolineato come la semplificazione amministrativa passi da una buona formazione e anche da una semplificazione normativa. Semplificazione normativa senza la quale, a cascata, non ci può essere una snella attività amministrativa. De Felice crede che, per i fondi in arrivo dall’Ue, sia necessaria una visione strategica, perché queste risorse saranno mirate a mutare il contesto economico, sociale, infrastrutturale e immateriale del Paese. Nelle opere che dovranno essere realizzate per il Paese, ad esempio, bisognerebbe considerare la salvaguardia dell’ambiente non come un interesse antagonista o contrapposto, ma come un interesse in grado di conformare ogni iniziativa. De Felice ha quindi parlato del modello tedesco in cui, nel sistema delle conferenze tra i diversi livelli di governo, c’è un’integrazione delle competenze; poi, giunti alla fase decisionale, se si decide secondo un principio maggioritario, le opere vengono realizzate. Nel nostro Paese pertanto, secondo De Felice, dovrebbero essere prioritariamente affrontate alcune questioni: ripensare le procedure di autorizzazione per la realizzazione delle opere, eliminare il più possibile le conflittualità, incentivare la condivisione tra i diversi attori e prevedere dei filtri di ammissibilità per i ricorsi, oltre che naturalmente incoraggiare la creazione di buoni progetti. Molti procedimenti, riguardanti i contesti ambientale, artistico, storico, architettonico, potrebbero anche viaggiare in parallelo, delimitando l’eccesso di discrezionalità in capo ad alcuni organi. Ma più in generale tutta la Pa, ha evidenziato De Felice, avrebbe bisogno di essere ripensata nel suo funzionamento, promuovendo un’amministrazione improntata sui risultati e non più sui procedimenti.
Si è inserito allora con una breve riflessione Esposito, per spiegare come, a suo avviso, rispetto al Pnrr si corra il rischio di conservare un approccio vecchio davanti alla soluzione di problemi nuovi. Esposito ritiene che un Piano così ambizioso meriti una soluzione eccezionale. Più che pensare esclusivamente a un provvedimento di riforma delle vecchie procedure, Esposito penserebbe a una legge procedimentale speciale per attuare il Pnrr.
Ha concluso i lavori del webinar Carmine Volpe, presidente della sesta sezione del Consiglio di Stato. Anche Volpe ha voluto evidenziare l’impatto che potranno avere per l’Italia le risorse in arrivo dall’Ue, complessivamente oltre 220 miliardi da spendere entro il 2026 e da destinare per il 56% al Sud. Volpe ha illustrato brevemente alcune delle riforme previste dal Pnrr, tra cui quella della Pa, la riforma della giustizia, e l’intervento per la semplificazione dei contratti pubblici. La pandemia ha inoltre inasprito i conflitti tra le diverse autonomie statali e siamo quindi di fronte a una situazione di tipo eccezionale. Ecco perché, secondo Volpe, serviranno normative di tipo eccezionale. Negli ultimi anni, ha ricordato il presidente, sono state misure annunciate per semplificare che però hanno, nei fatti, complicato il sistema normativo. Sul Pnrr l’Italia non può fallire, saremo quindi tutti chiamati a un impegno massimo per portare a termine le missioni previste dal Piano.