Presentato il 3° rapporto realizzato dall’Osservatorio mercato del Lavoro e competenze manageriali di 4.Manager sulle politiche di uguaglianza di genere sulla leadership femminile che ha messo in luce le disparità esistenti fra uomini e donne anche per i ruoli dirigenziali.
Secondo l’Osservatorio ci vorranno 60 anni prima che il gender gap sia archiviato nel nostro Paese: appena il 18% delle posizioni regolate da un contratto da dirigente sono occupate da donne, una percentuale che negli ultimi dieci anni è cresciuta di appena lo 0,3%, rimanendo quindi sostanzialmente invariata. A ciò si aggiunge il fatto che è proprio nei ruoli manageriali che emergono le maggiori differenze di retribuzione di genere.
Inoltre, l’effetto pandemia ha determinato un rischio di fuoriuscita dal mercato del lavoro di quasi due volte più alto per le donne rispetto alla controparte maschile, anche a causa della difficoltà di conciliare i carichi lavorativi e familiari.
L’ampio studio è stato realizzato attingendo a fonti diverse:
- i dati messi a disposizione dalla Community Think4WomenManagerNetwork;
- i rapporti periodici sulla situazione del personale maschile e femminile nel biennio 2018-2019 inviati da 1.336 imprese italiane;
- l’analisi degli strumenti di comunicazione digitale di 10mila imprese e l’analisi delle best pratice aziendali di 640 imprese, di cui 500 sono aderenti alla Carta per le Pari Opportunità.
Il rapporto propone anche un confronto con l’Europa e analizza gli effetti registrati a seguito della pandemia, la quale sta mettendo in pericolo le conquiste ottenute negli ultimi decenni sulle asimmetrie lavorative di genere.
Tra il 1977 e il 2018 in Italia il tasso di occupazione femminile è aumentato di 16 punti percentuali (dal 33,5% al 49,5%). L’Italia ha progredito verso la parità di genere a un ritmo più sostenuto rispetto a molti Stati membri ma è ancora al 14° posto. Guardando poi al tasso di occupazione equivalente a tempo pieno, troviamo l’Italia all’ultimo posto della graduatoria europea con un punteggio pari a 31, contro il 59 della Svezia e il 41 della media europea.
Lo studio evidenzia inoltre diverse dimensioni legate al gap retributivo relative ad esempio all’impatto della maternità, dove la perdita reddituale delle donne occupate è del 35% nei due anni che seguono il parto e del 10% negli anni successivi, e alla minore presenza femminile nei settori a maggiore remunerazione (tecnologia, ingegneria, finanza, ecc.).
L’Italia ha messo al centro della sua presidenza del G20 il tema dell’empowerment femminile e ora deve assolutamente agganciare gli stanziamenti del NextGenerationEU per colmare il gender gap e dare una spinta decisiva di sviluppo al Paese.