«Mi dica, in coscienza lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame,
che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa
come mantenere i suoi figli ed educarli? Questo non è un uomo libero,
la libertà senza giustizia sociale è una conquista vana».
Sandro Pertini
Grazie al progetto Accoglienza & Inclusione in un anno abbiamo potuto incontrare oltre 500 persone assistite dallo sportello Pronto Soccorso Sociale dell’Opera di Padre Marella di Bologna, dallo sportello Speranza lavoro della Comunità di Sant’Egidio e dall’Officina delle opportunità di Caritas Roma.
E’ stata un’esperienza importante di co-progettazione per la nostra Fondazione e per i nostri manager volontari sotto molti punti di vista.
Innanzitutto la conoscenza approfondita delle realtà che accolgono i più fragili sui nostri territori, ciascuna con il proprio stile e con la propria missione, che ci hanno condiviso gli ambiti in cui necessitano di essere rafforzate grazie alle competenze manageriali.
In secondo luogo abbiamo potuto toccare con mano la ricchezza del bacino di competenze delle persone fragili che chiedono il nostro supporto: persone di tutte le età e provenienza, portatrici di skills e professionalità utili al mondo del lavoro ma che si trovano in una tale situazione di fragilità sociale da non rendersi più conto delle loro potenzialità. Per questa ragione il nostro contributo è stato fondamentale per offrire un supporto strutturato per l’identificazione e la valutazione delle competenze e dell’occupabilità degli utenti fragili. Mappare queste competenze, che altrimenti resterebbero ai margini, proporle creando l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro è la risposta che il progetto Accoglienza & Inclusione ha sviluppato attraverso la sua Piattaforma.
In ultimo ma non per importanza, il tempo dedicato a ciascuna di queste persone.
Alla domanda “che lavoro vorresti fare?”, la risposta è quasi sempre la stessa: qualsiasi cosa.
Anche se non sono in regola con i documenti di soggiorno, anche se non parlano l’italiano, anche se non hanno le competenze per svolgere lavori delicati di cura delle persone o delle case. Spesso la necessità di avere un tetto per la notte o i mezzi per poter comprare del cibo è tale che il vissuto professionale, un eventuale percorso di studio, le competenze maturate in una vita lavorativa nel paese di origine, vengono totalmente svalutati in primis dall’utente fragile, che ormai si identifica con la sua stessa urgenza.
Lo sforzo che i nostri manager volontari affrontano in ogni incontro per la preparazione del cv, è importante dal punto di vista emotivo: è infatti fondamentale riuscire a vedere la persona e le sue potenzialità, prima della sua urgenza. Per ridare dignità e per raccontare, all’interno di un CV, una storia che permetta a quella persona di potersi proporre a testa alta, forte di quanto viene riportato in quel documento e di dimostrare, a partire da sé stessa, che non è il suo bisogno ma anche altro: un valore aggiunto per la comunità sociale e lavorativa in cui vorrebbe inserirsi o reinserirsi.
Per questo motivo l’incontro con la persona fragile non sarà mai frettoloso o carente di approfondimento per far emergere tutti gli elementi che possono influire sulla candidatura di una persona per una posizione lavorativa, per consentire di tracciare i punti di forza e le aree di miglioramento e per offrire un orientamento professionale almeno di base.
Se a livello umano quindi l’incontro e la formalizzazione delle proprie potenzialità in un CV sono fondamentali per guadagnare fiducia in sé stessi e riconoscersi come lavoratore, è vero che il lavoro dignitoso e tutelato è la base prima della ricchezza di una comunità ed è ciò a cui l’impegno dei manager volontari Vises è orientato.