Presentato il Rapporto Cida-Censis “Il valore dei manager per tornare a crescere nel benessere – Perché con più manager la PA sarebbe subito pronta per la buona gestione dei fondi Next Generation Eu e non solo”. In occasione dell’assemblea annuale di Cida, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, il rapporto è stato commentato da Mario Mantovani, presidente di Cida, e Massimiliano Valerii, Direttore generale del Censis. Il report evidenzia il beneficio per economia e società italiana della scelta di dare subito, a cominciare da gestione e implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, più ampio ruolo e spazio alla managerialità, intesa come competenze e capacità specifiche in grado di far operare strutture complesse in modo efficiente ed efficace per raggiungere i risultati attesi. Competenze e capacità proprie di figure professionali dai profili definiti che, se già presenti nei ranghi nella PA vanno valorizzate e messe nelle condizioni di operare al meglio, se non presenti vanno rapidamente reclutate e rese operative. Significativi sono i numeri dell’apprezzamento degli italiani per quelle professioni che hanno giocato un ruolo decisivo nell’emergenza Covid-19: basti pensare ai medici, veri garanti del primato della salute, ai quali va riconosciuta una nuova centralità anche nelle funzioni dirigenziali, o al ruolo dei presidi, lasciati soli insieme agli insegnanti nella gestione dell’emergenza, il cui sforzo volontaristico ha permesso di rendere la scuola rivelazione positiva in quest’anno di pandemia. In dettaglio: il 78% degli italiani ha molta o abbastanza fiducia nei medici di medicina generale, l’87% nei medici ospedalieri, l’89,6% negli infermieri, il 78,3% nelle forze dell’ordine, il 74,7% negli insegnanti e il 59,2% nei presidi.
Alla elevata fiducia nei confronti di alcune figure emblematiche si contrappone la ridotta fiducia nella PA come sistema, esito anche della percezione che non ci sono stati miglioramenti negli ultimi due anni: lo dichiara il 60,7% degli italiani (ed è il 66,6% nel Sud e Isole, il 77,3% tra gli over 65), mentre per il 28% la PA è migliorata almeno un po’ (ed è il 32,3% nel Nord Est, il 34,3% tra i laureati) e l’11,3% è incerto. Quali cose secondo gli italiani servirebbero per far funzionare meglio la P.A.? In primis, la semplificazione di leggi, regole e procedure (49,8%), poi assunzioni di persone capaci con metodi non clientelari (41,6%), più digitale (26,7%), assunzioni di figure professionali con competenze specialistiche come ingegneri, esperti, tecnici di sostenibilità e del digitale (24,9%) e più giovani (21,8%). Un pacchetto di idee condiviso trasversalmente ai territori e ai gruppi sociali che indicano due esigenze prioritarie: semplificare, rendendo i processi veloci, efficaci ed efficienti, e investire sul fattore umano, valorizzando le risorse interne a cominciare da quelle più manageriali, e immettendo persone capaci, competenti e con un know-how adeguato.
La managerialità è un valore per gli italiani. Infatti, il 63,8% (67,8% tra chi ha una laurea) ritiene che in un ente pubblico, ministero o ospedale è indispensabile per fare bene incentivare i capi e i dirigenti con competenze e capacità da manager. Insomma, la managerialità per gli italiani è risorsa decisiva per far funzionare meglio strutture e servizi della macchina pubblica.
“Il rapporto Cida-Censis evidenzia un depauperamento della Pubblica amministrazione, anche se a ‘macchie di leopardo’, dovuto a pensionamenti e blocco del turn over: serve un grande sforzo di ricostruzione, prima ridisegnando l’organizzazione e poi inserendo nuove competenze”, ha detto il presidente di Cida, Mario Mantovani. Il Pnrr deve diventare l’opportunità per dare concretezza a questa opera riformatrice, purché non si cada nell’errore di basarsi sulle attuali piante organiche e riempirle di persone, anche capaci. La nostra proposta è quella di procedere innanzi tutto a potenziare le strutture organizzative (penso alla gestione delle risorse umane) con veri esperti di organizzazione dislocati in tutte le amministrazioni pubbliche. E perseguendo un obiettivo di digitalizzazione della P.a., con un’organizzazione pensata per questo e non adattando una vecchia struttura ad un nuovo modello digitale. Fatto questo, occorre ‘mappare’ le competenze presenti nella pubblica amministrazione, e la ricerca Cida-Censis ne ha dimostrato l’esistenza, anche di eccellenza. Da questa ‘mappa’ sarà poi possibile individuare le carenze di professionalità, da reperire sul mercato, e inserirle con la giusta valorizzazione. Il rapporto dimostra che la Pubblica amministrazione non è un unicum, e non va trattato come un monolite, ma richiedi interventi mirati, anche per recuperare quel sentiment reputazionale, che vede quello pubblico come un lavoro poco pagato, ma al quale si chiede poco in termini di performance. Così, vanno ascoltate le richieste dei presidi e dare corpo ad una reale autonomia dell’istituto scolastico, in modo che il dirigente sia in grado di organizzarlo, scegliendo le figure chiave e indicando gli obiettivi. Per il dirigente medico va fatta una riflessione sull’attuale eccesso di incombenze burocratiche e amministrative che ne inficiano gli aspetti organizzativi più inerenti la professione medica. In generale va attuata, finalmente, una semplificazione delle procedure e del sistema dei controlli che attualmente favoriscono la non assunzione di responsabilità, mortificando la principale caratteristica del manager, che è quella di prendere decisioni assumendosene la responsabilità”.
A sottolineare alcune cifre della ricerca, è Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis: “La Pubblica amministrazione è inchiodata a un’immagine stereotipata, quella di una burocrazia ipertrofica e vessatoria. Ma i 3,2 milioni di dipendenti pubblici non sono un monolite. Convivono ancora sacche di inefficienza con punte d’eccellenza. Bisogna sfatare alcuni falsi miti. Negli ultimi dieci anni il personale della Pa si è ridotto del 3,9%, 132mila dipendenti in meno. La riduzione nei ministeri è stata del 21,2%. Tra i dirigenti del 13,0%. Ma l’Italia ha bisogno di una macchina amministrativa che funzioni bene: è il presupposto per il successo del Pnrr e per il rilancio del Paese. Sono convinto che una gestione manageriale delle amministrazioni pubbliche produrrebbe una inversione dell’umore del Paese, con servizi pubblici che risolvono i problemi di cittadini e imprese, anziché complicarli”.
In chiusura sono stati anticipati alcuni dati del secondo numero dell’Osservatorio Cida-Adapt ‘Labour Issue”, dedicato ai manager. In pratica, analizzando i dati Eurostat, risulta non solo che nel nostro Paese i manager sono pochi (3,5 su 100 dipendenti, contro il 10% di altri Stati), ma che l’Italia è una vera anomalia in Europa. E’ infatti l’unico Paese in cui il numero dei manager ‘autonomi’ supera quello dei manager dipendenti. Un fenomeno che non può spiegarsi solo con la ridotta dimensione delle nostre imprese o del loro essere spesso di natura ‘familiare’, ma che rivela una scarsa cultura manageriale nel sistema produttivo, per cui le imprese non sono ‘abituate’ a dotarsi delle figure manageriali necessarie.
I semplificazione delle procedure e del sistema dei controlli che attualmente favoriscono la non assunzione di responsabilità, mortificando la principale caratteristica del manager, che è quella di prendere decisioni assumendosene la responsabilità”.