di Simona Vitali
Siamo a Cingoli, denominata “balcone delle Marche” per quella posizione privilegiata che consente, attraverso tutta l’ampiezza di uno sguardo, di avere tutta la regione sotto gli occhi e anche qualcosa di più.
“Qui sembra di stare in aereo. La sensazione è quella di sorvolare il territorio delle Marche: dal Carpegna al promontorio della costa, i Sibillini e tutto il Preappennino. Nelle giornate di tramontana vediamo la costa croata. Non sembra di guardare da un lunotto di un aereo? Il nostro mare Adriatico sembra un lago!” osserva Leonardo Lippi, vicario della dirigente Maria Rosella Bitti, che questo territorio lo conosce come le sue tasche. Due mandati da sindaco e un serrato impegno istituzionale a più livelli per il proprio territorio lo hanno reso molto benvoluto dai concittadini, che lo salutano volentieri fermandolo qua e là a parlare mentre risaliamo il borgo. Anche ora che è rientrato a pieno ritmo nella scuola e si dedica totalmente a questa che è parte integrante della comunità.
Cingoli, con i suoi 10.000 abitanti, 16 frazioni, 28 nuclei abitati e tante peculiarità distribuite sul territorio, restituisce un’immagine di comunità vivace che tiene in grande considerazione la sua scuola alberghiera. La ritiene una vera e propria risorsa – ci dicono – anche per l’indotto di circa 800 ragazzi provenienti da più di 40 comuni diversi, e un simbolo, un fortissimo simbolo, di tenacia nel riuscire ad andare oltre l’ostacolo ogni volta, più di una, che la strada le è stata sbarrata.
Fare i conti con il sisma per ben due volte
Ben due terremoti hanno segnato il percorso di questa scuola, nata con 15 iscritti – a inizio anni ’90 – come succursale dell’IPSSAR di Senigallia e cresciuta a tal punto da arrivare – a inizio anni 2000 – a una propria autonomia. E pure a una progressiva implementazione di plessi tutti rigorosamente nel centro storico per portare vita e vitalità, arrivando a ospitare fino a 800 ragazzi. Per non parlare delle lotte per modificare gli orari dei trasporti tra autobus e treno, che non collimavano con gli orari scolastici.
Proprio quando parevano ormai esserci tutte le condizioni per procedere più agevolmente, una forte scossa di terremoto si è scatenata su quel territorio, arrecando non pochi danni al centro storico di Cingoli.
“Non posso cancellare dalla mia memoria quel momento di terrore allo stato puro. A quell’epoca non avevamo le porte di sicurezza con il maniglione interno, che oggi tutte le scuole hanno. Dal fondo del corridoio ho visto 300 ragazzi riversarsi nel corridoio stesso, mentre pezzi di intonaco si staccavano dall’alto e la porta restava chiusa” racconta la dirigente con quella dovizia di particolari che si accompagna ai momenti indimenticabili della vita.
Chiaramente si è reso necessario il trasloco in un altro stabile, senza mai mettere in discussione, nemmeno per un attimo, la volontà di tenere viva la scuola. “Non ci siamo mai scoraggiati. L’entusiasmo non l’abbiamo mai perso. – tiene a precisarlo la dirigente che prosegue – Ci siamo appoggiati ad un hotel di Cingoli per l’esercitazione dei ragazzi finché, nel giro di un anno, non siamo potuti rientrare nella sede centrale”.
Ma anche in questo caso l’equilibrio ritrovato non si è rivelato definitivo. Quattro anni fa, nel 2016, nuove violente scosse di terremoto hanno riaperto traumi sopiti e danneggiato ancora una volta parecchi stabili. Fortunatamente fuori dall’orario scolastico, in fascia serale.
“In quei giorni – ricorda la dirigente – ero a Londra con i quattro migliori ragazzi dell’istituto per il concorso internazionale AEHT (associazione europea alberghieri e turistici). Stavamo uscendo per andare a cena in un bellissimo pub, quando uno dei ragazzi ha ricevuto una telefonata da Tolentino. L’ho visto sbiancare improvvisamente. Lo stavano informando che alle ore 19.35 c’era stata una fortissima scossa. A quel punto ho chiamato il mio vicario, Leonardo Lippi, e mi sono raccomandata che i ragazzi del convitto restassero tutti fuori, che a nessuno venisse in mente di rientrare. In quell’istante è stata avvertita una nuova forte scossa. Li ho sentiti urlare. Non so descrivere quello che ho provato. Ero agghiacciata.”
In questa occasione, ciò che era stato precedentemente ristrutturato con criteri antisismici ha retto. Si sono registrati alcuni danni alla sede centrale ma, grazie alla presenza di diversi plessi dislocati, con velocissimi lavori di ripristino è stato possibile ricollocare subito tutti i ragazzi nei vari spazi sicuri e anche nel convitto. Questo perché diversi di loro avevano perso anche la casa e le famiglie si erano trasferite sulla costa.
“Abbiamo fatto in modo – ricorda la dirigente – che nessuno potesse perdere un giorno di scuola e, al tempo stesso, che potesse avere quel riferimento che in quel momento a casa propria non aveva. Abbiamo anche potenziato il sostegno di uno psicologo”.
“Non ci siamo mai arresi”
Anche in questo caso, la decisione corale della dirigente e del suo corpo docenti è stata di non fermarsi, da subito. “Non ci siamo arresi” ripetono oggi coralmente, senza trastullarsi in questo. Sono troppo intenti ad andare avanti e a tracciare un futuro solido per questa scuola, che viene scelta preferenzialmente anche da chi arriva da fuori per qualità di ciò che insegna e per l’attenzione alla persona (controlla parecchio i ragazzi, se ne prende cura).
Una riflessione, però, Maria Rosella Bitti ci tiene a farla: “Il terremoto è un evento catastrofico e ne avremmo fatto volentieri a meno, ma devo dire che ci ha ci ha spronato a diventare costruttivi e aumentare il nostro impegno, approfittando dei lavori di ripristino, per rinnovare spazi e laboratori. Se a livello strutturale ci ha supportato la Provincia di Macerata, sulla progettualità siamo intervenuti anche noi (oltre alla Provincia) facendo leva sulla buona gestione della scuola (potenziato attività già in essere quali ristorante e bar didattico, eventi interni ed esterni…che ci potessero dare qualche ritorno) e sulla capacità progettuale (partecipazione a Fondi europei). Con un rinnovato entusiasmo e senso di appartenenza”.
Insieme a noi, in quel momento, Marcella Maccioni, dirigente dei servizi generali e amministrativi, che conferma tutto, ricordando con memoria vivida ogni singolo passaggio.
La start-up dei balconcini, biscotti con gli ingredienti tipici del territorio
Fra le opportunità che, a seguito del sisma, si sono aperte all’alberghiero di Cingoli (e ad altre due scuole di Teramo e Rieti, nell’area più colpita) va certamente annoverata, per lungimiranza, l’iniziativa di Federmanager di dar vita, attraverso la propria associazione di riferimento Vises Onlus, a una raccolta fondi da destinare a percorsi di alternanza Scuola Lavoro (ora PCTO), che sarebbero poi culminati anche in un contributo monetario. Occasione in cui gli studenti, affiancati da un gruppo di manager in qualità di mentor, sono stati invitati a focalizzarsi sul proprio territorio per creare una “mini-impresa” che desse vita a beni e servizi utili alla comunità. Così questa illuminata associazione di manager ha scelto di dare il proprio contributo per sostenere con azioni concrete la ripresa, promuovendo negli studenti lo spirito imprenditoriale.
Ce lo racconta la prof.ssa Francesca Accrescimbeni, docente di diritto e referente P.C.T.O. (percorso per competenze trasversali e orientamento) riferimento per i colleghi, anch’essi coinvolti nel progetto per una didattica incentrata su competenze trasversali, e tutor per gli studenti che si sono apprestati a fare esperienze presso strutture.
“Un’esperienza indimenticabile oltre che per i ragazzi anche per noi docenti! Un percorso intensivo di ben due anni che ha coinvolto gli studenti della classe quarta/quinta indirizzo produzioni dolciarie, artigianali e industriali. Questi, veri protagonisti del progetto, sono stati guidati all’ideazione, presentazione, realizzazione di business model e business plan e organizzazione dell’evento di lancio della start-up. Il tutto finalizzato alla produzione di una linea di biscotti, denominati Balconcini (così come Cingoli è il balcone delle Marche) creati, insieme al professore di pasticceria Marcello Stefano, con ingredienti specifici del proprio territorio o di altri colpiti dal sisma. Prodotti e venduti tutti nei negozi di Cingoli. E alla fine anche il dono previsto dal progetto si è materializzato in un pulmino. “Ora l’obiettivo – spiega la professoressa Accrescimbeni– è dare continuità a questo progetto (la stessa Vises è assolutamente disponibile), coinvolgendo altre classi ma soprattutto depositando il marchio, perché i balconcini siano un po’ il brand della scuola”.
La didattica per competenze trasversali
Un solido corpo docenti che sa stimolare e motivare gli studenti attraverso accorgimenti come la creazione di ambienti di apprendimento diversi da lezione frontale e fargli creare app sul calcolo calorico, mettergli in testa un argomento un po’ ostico come le proporzioni (bravo il prof Mirko Montecchiani).
Un corpo docenti che ha capito e fatto propria l’importanza di una didattica centrata su competenze trasversali, che sa stimolare, motivare e rendere i ragazzi protagonisti, come ben si esplicita – a mo’ di summa – in un progetto annuale che coinvolge le classi quinte.
Queste vengono chiamate, fra le altre cose, a lavorare fin da inizio anno a un progetto multidisciplinare proposto dall’ecclettico professor Marcello Stefano (ogni anno un tema diverso: arte e cibo, cinema e cibo…) che sfocia in una spettacolare cena di gala a tema a fine anno, fiore all’occhiello dell’istituto. Attesissimo momento.
Ma la prova più grande passa attraverso la quotidianità di questa scuola, che si ‘espone’ con il bar e il ristorante didattico a una clientela esterna, coinvolgendo in questa esperienza pure gli studenti di terza ‘freschi’ di indirizzo (nessuna meraviglia, qui la preoccupazione è di fare calare bene gli studenti nella pratica già dal primo anno!).
Un impegno ancora più gravoso per i docenti di laboratorio, e il pensiero corre al professore di sala Gianfilippo Grasselli e ai colleghi che a lui si alternano, con i ragazzi sotto sotto gli occhi di clienti esterni ma corre anche ai prof di cucina che non si limitano a riproporre a rotazione gli stessi piatti ma variano con fior di menù sempre diversi, un insegnamento ancora più pregnante per i ragazzi.
Non solo, sono tantissimi gli eventi e le manifestazioni dentro e fuori dal territorio in cui la scuola viene chiamata e anche in questo senso l’organizzazione è impeccabile, grazie al responsabile degli eventi oltre che docente di cucina Bruno Spaccia, con la sua proverbiale pazienza e capacità di problem solving.
In un territorio che nasce con una vocazione turistica e nel tempo si distingue per le tante attività ludico sportive (in pochi sanno della pista da motocross in cui si svolgono gare internazionali; di un Acquaparco che attrae il 60% di turisti tra Olanda, Belgio, Germania, Francia; dell’esistenza di una pista di atletica, di un poligono da tiro e diverse altre discipline sportive) c’è bisogno di personale adeguato. Per questo, accanto a cucina, pasticceria e sala, è nato l’indirizzo Accoglienza turistica, Turismo dello sport, del tempo libero e del benessere, che si preoccupa di proporre corsi ed esperienze utili per il futuro lavorativo di questi ragazzi.
Gli scrupolosi professionisti
Chiudiamo con una splendida immagine di un corso serale con un gruppo di motivati giovani, che fanno cerchio intorno al loro prof di cucina Mauro Mandozzi.
Insieme ci gustiamo morbide e fragranti ciambelline alle patate: pur essendo fritte, risultano leggerissime e senza la minima traccia di unto, né al tatto né in bocca. Ci rendiamo conto tutti che quella ricetta è speciale.
“Io ho imparato ad aggiungere un pochino di rum all’impasto e a friggerla quando ancora è in corso la lievitazione. In questo modo non assorbe l’unto perché essendo la pasta in fase di “espansione” non permette l’assorbimento” ci confida il docente. E i ragazzi: “prof noi abbiamo già rubato la ricetta!”. Il professore: “Sapete bene che non ho segreti, anche il fatto di trasferire una ricetta in fondo è lasciare una parte di sè e, sempre e comunque, veicolare cultura”.
È un momento come sospeso, si parla di tante cose…a partire dall’etica, dal rispetto che si deve a tutti, anche ai propri subalterni, fino ai moniti rivolti ai ragazzi circa l’importanza di distinguere il cucinato dall’assemblato, e il non avere fretta di puntare subito all’impiattamento…quello arriverà. Tutti temi a noi cari che è così bello sentire ripetere per bocca di scrupolosi professionisti, di cui tanto abbiamo bisogno! E in questa scuola ne abbiamo incontrati davvero.