Dopo il “sofagate” di Ankara, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, è tornata a parlare del famoso episodio della sedia mancante durante l’incontro con il presidente turco Erdogan che ha indignato il mondo. Le sue parole sono andate dritte al punto: “Sono la prima donna a essere presidente della Commissione europea. Io sono la presidente della Commissione europea. Ed è così che mi aspettavo di essere trattata in visita in Turchia due settimane fa, come un presidente della Commissione, ma non lo sono stata”.
Le parole di Ursula Von der Leyen sono chiare, dirette, dure. Si rivolge alla plenaria del Parlamento europeo e torna sul Sofa Gate, il famoso episodio in cui il presidente turco Erdogan ha fatto accomodare il presidente Michel al suo fianco, mentre Von der Leyen è stata costretta a sedersi su un divano. “Sarebbe successo se avessi indossato una giacca e una cravatta?”. Al di là dell’evidente misoginia del premier turco, vale la pena chiedersi a quanti episodi di sedie negate ogni giorno le donne devono assistere. Anche nella più illuminata Europa.
La franchezza con cui la presidente racconta il suo stato d’animo e quello di tante altre donne che, come lei, ricoprono ruoli di primo piano in un mondo dominato da uomini, non è scontata. “Non riesco a trovare alcuna giustificazione nei Trattati europei per il modo in cui sono stata trattata. Quindi, devo concludere che è successo perché sono una donna. Sarebbe successo se avessi indossato una giacca e una cravatta? Nelle foto delle riunioni precedenti non ho visto alcuna carenza di sedie. Ma d’altra parte, non ho nemmeno visto nessuna donna in queste foto.” Qui sta il nocciolo della questione: non c’è galateo, etichetta o regolamento che tenga. Una donna di potere, in alcuni ambienti, non ha il riconoscimento del proprio prestigio. La Turchia di Erdogan è un Paese che di certo non fa eccezione e non tenta neanche di celare agli occhi del mondo la propria misoginia. Una misoginia che, in questo caso, diventa di Stato. E se è vero che i valori europei sono ben altra cosa, di certo anche nel Vecchio Continente non siamo immuni da questo. Qui Ursula Von der Leyen aggiunge un passaggio importante: “Certo, so di essere in una posizione privilegiata. Sono il presidente di un’istituzione molto rispettata in tutto il mondo. E, cosa ancora più importante, come leader, posso parlare e farmi sentire. Ma che dire di milioni di donne che non possono? Donne, che sono ferite ogni giorno in ogni angolo del nostro pianeta ma non hanno né il potere né la carica di parlare?”
“Quando sono arrivata alla riunione, c’erano delle telecamere nella stanza. Grazie a queste, il breve video del mio arrivo è diventato subito virale e ha fatto notizia in tutto il mondo. Non c’è stato bisogno di sottotitoli. Non c’è stato bisogno di traduzioni. Le immagini parlavano da sole. Ma lo sappiamo tutti: migliaia di incidenti simili, la maggior parte dei quali molto più gravi, passano inosservati. Nessuno li vede o ne sente parlare. Perché non c’è una fotocamera. Perché nessuno sta prestando attenzione. Dobbiamo assicurarci che anche queste storie vengano raccontate!”
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